Ci sono personaggi che hanno fatto del design la propria vita, rivoluzionando quella degli altri. Tra questi si annovera Makio Hasuike, sì, il fondatore di MH WAY. Raccontiamo un po’ la sua storia per chi non lo conoscesse. Laureatosi alla University of Arts of Tokyo nel 1962, Makio si trasferisce un anno dopo in Italia, dove apre nel 1968 il suo studio a Milano. Nel 1982 intraprende un progetto sperimentale, fondando il marchio MH WAY. Il marchio ora ha più di 30 anni di storia alle spalle, una storia che ha avuto uno dei suoi momenti più importanti con la cartellina PIUMA, quella usata da chiunque ha dovuto portare almeno una volta dei disegni a scuola.
Abbiamo avuto l’opportunità di incontrarlo e di intervistarlo in occasione della presentazione a Milano della MH Way Mix Match, per farci spiegare come è nata l’idea di questa nuova borsa e di questo nuovo modo di fare design.
Sig. Hasuike, dove parte la storia di questa nuova linea?
(sorride) La storia è molto lunga, soprattutto nella mia testa. La base da cui sono partito è la perdita di una figura a me davvero cara: quella dell’artigiano. Gli artigiani, sia in Giappone che in Italia, stanno man mano scomparendo, insieme a quei prodotti fantastici e realmente unici che solo loro erano in grado di creare.
Come mai tra tutti i modelli possibili ha scelto proprio questo?
Il modello quando è iniziato a comporsi nella mia testa, è quasi subito stato questo, la sintesi perfetta tra la cartella della scuola e una borsa a tracolla. Diciamo pure che nella creazione dell’intero progetto quello è stato probabilmente il momento più semplice, poi è arrivato tutto il resto.
Cioè? Può spiegarci meglio?
La scelta dei materiali non è stata per niente facile. Trovare un materiale che rappresentasse una vera novità non è facile oggi. Qualcosa di semplice ma allo stesso tempo tecnologico. Nonostante l’apparenza, infatti, il materiale utilizzato per Mix Match è molto complesso, si tratta di poliolefina reticolata, un materiale resistente ad agenti chimici e all’usura del tempo. In rispetto anche con l’ambiente visto che è privo di solventi dannosi per la salute.
Senza dubbio a far da padrone in questo modello è anche il colore, non è vero?
Dopo la scelta del materiale il colore acceso è arrivato di conseguenza. Quasi in modo naturale. Colori accesi e divertenti che stemperassero quindi il materiale che, all’origine, non è così accattivante come sembra ora!
Poi il tema della personalizzazione: diventiamo tutti artigiani di noi stessi?
In parte è così. Personalizzazione assoluta. Io sono un designer ma non voglio imporre la mia idea a tutti, non è giusto. Il modo che ho pensato per rendere più semplice questo tipo di operazione è dato dal fatto che ogni cliente può crearsi completamente la borsa che desidera scegliendo il colore della borsa, della tracolla, arrivando fino a 36 diverse combinazioni. Una bella soddisfazione.
Una bella soddisfazione anche aver avuto la possibilità di intervistare un mostro sacro del design. Un mostro sacro anche nella gentilezza, ve lo assicuriamo.